Coinvolti anche intermediari che gestivano commercio illecito delle informazioni estratte dalle banche dati. La denuncia partita da Tim.

Coinvolti anche “intermediari” che si gestivano il commercio illecito di informazioni estratte dalle banche date ed i titolari di call center telefonici che sfruttavano informazioni per contattare i potenziali clienti e lucrare le previste commissioni, secondo le indagini ogni portabilità del numero arrivava fino a 400 euro per ogni contratto stipulato.
Rubavano informazioni personali dalla banca dati dei gestori telefonici
e le rivendevano ai call center. Un traffico illegale, "un mercimonio",
di nomi, indirizzi, numeri di telefono utilissimi per campagne
commerciali, non solo nel settore delle telecomunicazioni, che questa
mattina ha portato gli investigatori specializzati del Centro nazionale
anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche
(Cnapic) della polizia postale ad eseguire 20 misure cautelari
principalmente tra Lazio e Campania: 13 indagati sono stati sottoposti
agli arresti domiciliari e sette all'obbligo di dimora. I reati
contestati a vario titolo ed in concorso dall'accesso abusivo a sistema
informatico), alla detenzione abusiva e diffusione di codici di accesso,
alla comunicazioni e diffusione illecita di dati personali oggetto di
trattamento su larga scala. Si tratta in larga parte di dipendenti
infedeli della Tim e responsabili di 13 call center. I primi attraverso
accessi abusivi al sistema dell'azienda carpivano dati personali di
utenti e i secondi compravano quei dati per usarli nelle proposte di
contratti di altri gestori. Un'indagine complessa nata a febbraio da una
denuncia presentata proprio da Tim che aveva riscontrato accessi
anomalie al proprio data base, spesso in orari notturni o comunque non
di lavoro. I 13 indagati arrestati, sono principalmente dipendenti
infedeli Tim, due di Roma, in resto della Campania, che eseguivano
accessi alla banca dati dell'azienda e, pensando di agire in incognito,
si appropriavano e usavano password di ignari colleghi. Ogni record,
l'insieme di dati di un singolo utente, veniva pagato da 3 ai 5
centesimi. Numeri che diventano molto più consistenti considerata la
mole dei dati sottratti: 100mila record al mese, oltre un milione in
totale. E i compratori non mancavano. Grazie al possesso dei dati,
infatti, i call center che prima realizzavano contratti al 5 per cento
delle persone contattate, grazie all'accesso ai dati, hanno visto
lievitare la percentuale dei contratti fino al 25 per cento. Un affare
di spessore considerando le provvigioni per ogni contratto stipulato
comprese tra i 250 e i 400 euro.

Fonte : Affari Italiani
Fonte : Agenzia Nova